lunedì 13 febbraio 2017

"FIGLIA DI NESSUNO" di Amneris Di Cesare


Buongiorno follower, buon inizio settimana 😊
Oggi lascio la parola ad Amneris Di Cesare



Titolo: Figlia di nessuno
Autore: Amneris Di Cesare

Disponibile in ebook a € 1,99

Pagina autore: Amneris Di Cesare





TRAMA:

Mi chiamo Nivea Maria Gonçalves Mello Branco. Tanti cognomi, per indicarne uno solo, vero e stampato a fuoco sulla mia carne: figlia di nessuno. Mia madre era una mulatta della favela più grande del Sud America: la Rocinha. Una città vera e propria, costruita su una collina di fronte all’oceano: non c’è vista panoramica migliore in tutta Rio. Sognava un uomo che la portasse lontano, magari in America, che le desse una casa dove vivere felici insieme. Perché sonhar não custa nada, sognare è gratis. Ed è un errore che io non ho mai commesso. Ho conosciuto tanti uomini ma non ho mai permesso a nessuno di umiliarmi. Sono stata amata e ho amato anche io, una volta sola. Amare è l’unico lusso che mi sono concessa. Questa è la mia storia. Mi chiamo Nivea e sono figlia di nessuno.


DICE L'AUTRICE:

Spesso mi capita di ascoltare una melodia e di avere la sensazione che quella canzone, o più semplicemente la voce che la canta, mi racconti qualcosa di altro, che va oltre  il significato o la storia inizialmente trasmessa.
È stato il caso di Sohnar não custa nada, enredo oficial al Carnevale del 1992 della Escola di Samba Mocidade Indepentente de Padre Miguel di Rio de Janeiro. Ogni anno, infatti, tutte le scuole di samba scrivono un inno ufficiale che sarà cantato durante la sfilata nel Sambodromo e nei giorni di festa ininterrotta. Tre giorni di canti, balli a ogni angolo di strada nella Zona Sul (Zona Sud, la parte più luccicante e turistica di Rio) e di fronte alla Bahia di Guanabara, sullo sfondo del Pão de Açucar e con la benedizione del Cristo Redentor, statua che svetta a braccia aperte dal Corcovado. Quella canzone, ascoltata durante l’unico Carnevale a cui io abbia mai partecipato, mi entrò così tanto sotto pelle e dentro il cuore che decisi un giorno gli avrei dedicato un racconto.
Ma nel mio caso, spesso, i racconti che scrivo si animano di vita propria, si ribellano alla loro creatrice e non accettano di restare soltanto tali. È stato il caso di “Figlia di nessuno”, il mio canto d’amore per il Brasile, paese che mi ha visto nascere e che mi ha accolto per i tre anni più importanti e formativi della mia vita e che ancora palpita nel mio cuore e nella mia anima un pochino carioca.
Nivea Maria Gonçalves  Mello è una donna delle favelas di Rio de Janeiro. Balla e si prostituisce per causa di forza maggiore. Non conosce l’identità dell’uomo che l’ha generata, ha perso la madre molto presto. Non le importa comunque di scoprire il segreto del suo passato, quello che le interessa davvero è attraversare la vita senza illusioni che, secondo lei, possono essere fatali. Riuscirà a uscire dal fango in cui ha vissuto ma sarà costretta a farvi ritorno, attratta dal richiamo irresistibile della vita stessa. Un racconto breve, oggi divenuto in realtà una novella, che è stato scritto di getto e su cui ho poi meditato a lungo, perché la mia più grande preoccupazione era quella di essere rispettosa nei confronti dei brasiliani, della loro cultura e del loro meraviglioso modo di essere.
A gennaio 2016 con una versione più corta, partecipai al Concorso Letterario Verbania for Women 2016, presieduto dalla meravigliosa Mariangela Camocardi e, con mio sommo stupore, risultai tra le finaliste. Quando Mariangela mi informò che si sarebbe realizzata una raccolta con tutti i testi finalisti, le chiesi il permesso di tenere quel racconto per me perché… aveva ancora qualcosa da dire. Nivea, la mia protagonista, ballerina di samba e prostituta, doveva ancora rivelarmi la storia di violenza per cui la madre aveva perso la vista e anche del suo forse unico, vero amore, João. Una parte di storia che nemmeno io, allora conoscevo.
E con il sottofondo musicale di Sonhar não custa nada, ho ripreso questo testo e ne ho fatto il romanzo breve che il 25 novembre uscirà in ebook e in cartaceo.
Un romanzo di cui sono orgogliosissima per una serie di motivi, non solo per il contenuto che raggiunge personalmente il mio io più intimo.
Luna di È Scrivere, socia EWWA conosciuta come Lia Winchester mi ha disegnato la splendida copertina che qui viene esposta. Luana Prestinice, Social Media Manager di EWWA mi ha curato la parte riguardante l’impaginazione e la realizzazione digitale e cartacea del libro. Lucia C. Silver, invece, mi ha curato e segue tutta la parte promozionale del libro. Seguendo i consigli dei Workshop EWWA, e in particolare quello sul self-publishing, ho voluto percorrere e sperimentare direttamente i vari passi consigliati per un corretto lancio e per la  promozione di un libro autoprodotto. Ho ascoltato i consigli di Luana, sono stata coccolata da Lia per la grafica della cover e bacchettata e richiamata all’ordine da Lucia più volte per quanto riguarda invece la presenza sulla rete e sui social. Esperienza nell’esperienza che sono entusiasta di aver fatto. Felice di esser stata affiancata da così brave e competenti professioniste.
Ma del resto:
Sonhar não custa nada
O meu sonho é tão real
Mergulhei nessa magia
Era tudo que eu queria
Para ese carnaval



ESTRATTO:

Mi chiamo Nivea Maria Gonçalves Mello Branco. Tanti cognomi, per indicarne uno solo, vero e stampato a fuoco sulla carne: figlia di nessuno. Mia madre era una mulatta della favela più grande della città: la Rocinha. Una città vera e propria, costruita su una collina di fronte all’oceano: non c’è vista panoramica più bella, in tutta Rio. Unico inconveniente: le baracche. Fatte con legno marcio, eternit, addirittura cartone quando non hai altro materiale per tirar su casa. E i bicheiros. Quelli che comandano, che vendono cartelle della lotteria illegale insieme ai facili sogni di un riscatto dalla miseria che non arriverà mai, e che se ne stanno all’entrata del morro, la favela, a chiedere pegno ogni volta che entri o che esci. E la puzza dei liquami che scorrono per i vicoli di terra e fango. E le pallottole vaganti. Penha, mia sorella, se n’è andata così. Una sola, diritta alla schiena, mentre correva con altre amiche. Giocavano a nascondersi, per passare il tempo e ammazzare la tristezza, che per noi carioca  não tem fim, non ha fine, come dice Vinicius.


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